
Borse e occhiaie: comprenderle davvero per trattarle nel modo giusto
Gli occhi sono il nostro biglietto da visita, la parte del volto che più riflette emozioni, energia, autenticità.
Eppure, basta poco — un’ombra più marcata, un gonfiore improvviso, un cambiamento nella continuità tra palpebra e guancia — perché lo sguardo inizi a raccontare una storia che non sentiamo più nostra.
Molti pazienti arrivano in studio parlando genericamente di “occhiaie”, oppure convinti di avere “borse”, quando in realtà si tratta di due condizioni completamente diverse. Le loro origini anatomiche sono opposte e, di conseguenza, lo sono anche i trattamenti.
Per restituire allo sguardo freschezza, armonia e naturalezza bisogna prima capire cosa sta davvero accadendo.
Occhiaie: quando l’ombra nasce dalla struttura, non dal colore
Le occhiaie non sono sempre pigmento, anzi, nella maggior parte dei casi l’ombra sotto l’occhio è il risultato di una modificazione strutturale del tear trough, il solco che si trova tra palpebra e guancia.
Il protagonista è un legamento: l’orbito-malare. Con il passare del tempo perde elasticità, comportandosi come una piccola cerniera che non ammortizza più. Il risultato è una linea netta, una “cesura” che cattura l’ombra e la rende più evidente; contemporaneamente, il volume del terzo medio del viso — sia quello superficiale che profondo — tende a ridursi. Questo svuotamento accentua il contrasto tra palpebra e guancia, rendendo il solco più profondo e l’ombra più marcata.
Come si trattano davvero le occhiaie?
Oggi la medicina estetica non cerca di “riempire” la zona ma di ricostruire continuità.
L’approccio moderno prevede micro iniezioni (micro-boli) di acido ialuronico dinamico, posizionati nel piano profondo, vicino al piano osteo-ligamentoso. Prendendo in prestito un’immagine evocativa, potremmo paragonare il lavoro a quello di un architetto; lo scopo è quello di andare sostenere il legamento, armonizzare la transizione palpebra–guancia e far “respirare” di nuovo la luce sul viso.
Tecniche come il G-Point Lift™, integrate quando necessario con protocolli più globali come AB Lift®, consentono di ripristinare la struttura del terzo medio, migliorando non solo il solco ma l’intera armonia dello sguardo.
Borse sotto gli occhi: quando il problema è la protrusione (e non l’ombra)
Le borse non sono un’ombra che si incava ma dobbiamo immaginarle come un volume che avanza.
Il responsabile è il SOOF – Sub-Orbicularis Oculi Fat, un piccolo cuscinetto adiposo che, con il tempo, tende a protrudere in avanti. Il motivo è un indebolimento del setto orbitario e una lassità del muscolo orbicolare.
Quando il setto cede, la borsa “affiora”, creando una sporgenza più o meno evidente che può cambiare completamente l’espressione.
Cosa funziona davvero per contrastare le borse? I trattamenti efficaci
In questi casi, riempire è sempre un errore, e questo perché la tecnica del riempimento aumenterebbe visivamente il volume già presente; quello che serve, invece, è un trattamento che lavori in profondità, riducendo il volume e ricompattando i tessuti.
Per borse lievi o moderate, uno degli approcci più efficaci è l’Endolift®. Si tratta di una microfibra laser sottilissima che, sotto guida ecografica, agisce nei piani profondi per:
ridurre selettivamente il volume adiposo,
migliorare la tensione dei tessuti,
tonificare l’area in modo naturale.
È un intervento di precisione millimetrica, pensato per risultati progressivi e armoniosi.
Quando invece la protrusione è marcata e stabile, la scelta più elegante rimane la blefaroplastica inferiore, che oggi viene eseguita con tecniche conservative che non mirano mai a svuotare, ma a ridefinire e redistribuire i volumi, preservando l’espressività naturale.
Perché è fondamentale una diagnosi corretta
Confondere borse e occhiaie è il motivo principale dei trattamenti sbagliati. Come abbiamo avuto modo di vedere, sono due fenomeni con:
cause diverse,
dinamiche tissutali opposte,
piani anatomici completamente differenti,
soluzioni incompatibili.
Riempire una borsa peggiora il problema mentre tentare di “sciogliere” un’ombra strutturale è inutile.
La diagnosi — clinica, anatomica e funzionale — è tutto. L’analisi dei legamenti, del setto, del tono muscolare, del volume del terzo medio, della qualità del tessuto superficiale consente di impostare un percorso efficace e personalizzato.
Lo sguardo non va cambiato ma restituito
Questa è la verità che guida ogni trattamento, in ogni età e con ogni tecnica: lo scopo non è cambiare lo sguardo, ma restituirgli identità.
La regione periorbitaria è un equilibrio finissimo tra strutture profonde, luce, movimento e naturale continuità dei volumi. Ogni trattamento — filler profondo, laser, tecnica combinata o chirurgia conservativa — ha senso solo se realizzato con un unico obiettivo: far sì che lo sguardo torni a rappresentare chi lo abita.
Non più stanco.
Non più gonfio.
Non più ombreggiato.
Semplicemente fedele a noi.
La medicina può illuminare ciò che il tempo ha oscurato — senza mai tradire la naturalezza
La medicina estetica contemporanea ha gli strumenti per intervenire con precisione, rispetto e armonia su due delle zone più delicate del volto, ma ogni tecnica, dalla più soft alla più avanzata, richiede uno step precedente e che non è possibile ignorare. Ogni percorso di medicina estetica deve partire dall’ascolto del paziente, dallo studio attento e professionale dell’anatomia del suo sguardo. In altre parole, la conoscenza medico-paziente, è necessaria per capire cosa gli occhi stanno raccontando e per progettare un percorso su misura.
Perché un trattamento efficace è sempre un trattamento giusto.

